Chi sono

 

Mi chiamo Carla De Benedictis, di professione medica veterinaria e come hobby la fotografia naturalistica.


Mi sono laureata nel 1988 dopo un corso di laurea travagliato da vicende personali, lutti e incidenti che mi avrebbero fatto abbandonare gli studi, se non fosse stato per il mio grande amore per gli animali, perché è stato veramente difficile arrivare fino in fondo.


Fin da bambina avevo questa attrazione verso il mondo animale, dal pesce rosso, ai gatti, cani, cavalli e un giorno accarezzai anche una tigre, che al circo stava passando dal tunnel per andare sull’arena!


La mia passione erano i cavalli. Avrei fatto di tutto per starci tutto il giorno insieme, ma la vita che conducevo in città non mi dava l’opportunità di avere un contatto diretto con loro. La felicità arrivava quando durante le vacanze estive mi recavo a Tripoli in Libia, mia città natale, dove le zie e i nonni avevano una lunga tradizione equestre e una vasta campagna fatta di deserto, eucalipti, olivi e alberi da frutta e trascorrevo molte ore sia in sella che ad accudirli.


Ho iniziato a lavorare dopo la laurea con i cavalli e posso dire di aver comunque realizzato un sogno. Certo la realtà è diversa da quello che ci immaginiamo e io non immaginavo di vedere così tanto dolore e sofferenza negli animali, così tanti maltrattamenti e incuria, poco rispetto e cattiveria.


La mia sensibilità ne è rimasta molto scossa, nonostante i successi professionali, sentivo che c’era qualcosa che non andava, che dovevo cambiare.


Trent’anni fa per una donna era difficile fare un lavoro monopolizzato dagli uomini, per cui mi sentivo incastrata in un meccanismo fatto di convenzioni e la mia coscienza che mi urlava nell’orecchio che io non potevo accettare quel sistema.


Sono trascorsi diversi anni in cui ancora c’era carenza di veterinari e mi si sono aperti orizzonti di lavoro anche con le vacche da latte, con i maiali e con un ambulatorio per piccoli animali. Diciamo che in trent’anni di professione ho curato molte specie diverse di animali.


Nel 1995 ho dato alla luce una splendida figlia e quella è stata la realizzazione del secondo sogno, la maternità.


Verso l’inizio del nuovo millennio ho sentito fortemente che la mia professione doveva prendere una direzione diversa. Le terapie sugli animali erano sempre le stesse, antibiotici, cortisonici e antinfiammatori ma la loro qualità di vita non migliorava. Sentivo fortemente il disagio, la sofferenza, il dolore, e a nulla valevano le mie rimostranze nei confronti di allevatori o gente del mondo del cavallo per il trattamento riservato agli animali. Anzi mi facevo solo nemici. Ero sicura che la componente psicologica fosse importante, come una vita a misura di animale e non sempre chiusi in luoghi bui, superaffollati o in solitudine, a partorire, a vedersi portare via i figli e poi andare al macello. Oppure essere sfruttati fino in fondo per le gare e poi venduti ai circoli ippici per metterci su i principianti e ricominciare il tormento di portare un peso sulla schiena e sulla bocca, ormai a fine carriera. Ho guardato quegli animali negli occhi e molto spesso mi sono vergognata di appartenere al genere umano.


Così decisi di iscrivermi a due corsi contemporaneamente, per accorciare i tempi, dato che non ero proprio più giovanissima. Iniziai così il corso di omeopatia classica a Roma, presso l’I.R.M.S.O. e il corso di Agopuntura alla scuola di Firenze.


Mi sono diplomata nel 2003 e ho iniziato un percorso dal quale non sono più tornata indietro.


Cambiare mentalità e approccio con la medicina, senza dimenticare ciò che sapevo, non è stato facile. Come è stato un percorso tutto in salita farmi strada con terapie non riconosciute e derise da tutti. Il mondo degli animali domestici è molto più sensibile alle cure dette “alternative” perché non essendoci l’uso commerciale degli animali, l’attenzione è volta solamente al loro benessere. Con gli animali da allevamento e i cavalli, è tutt’ora complicato, nonostante sia ampliamente provata l’efficacia della medicina omeopatica sia sulle patologie che sulle parassitosi. La resistenza sta nel fatto che purtroppo i detentori di animali erano abituati a somministrare farmaci bypassando il veterinario, in più le terapie convenzionali agendo sul sintomo evidente suggeriscono una soluzione fai da te perché per l’infezione si usa l’antibiotico, per l’infiammazione l’antinfiammatorio, per i vermi il vermifugo, a volte senza fare una attenta analisi, anche ambientale e di management, delle cause che hanno provocato le malattie.


L’omeopatia non è una medicina di protocollo, per cui l’intervento del veterinario è fondamentale e non c’è controllo sulla terapia, né da parte degli allevatori né da parte dei colleghi. Le condizioni e l’ambiente di vita e l’alimentazione degli animali viene messa in discussione se non idonea e si cerca un percorso più salutare.


Poi le campagne mediatiche contro l’omeopatia e le altre tradizioni Mediche, ha inasprito gli animi della medicina convenzionale e nonostante normative europee che indicano, per gli allevamenti biologici, terapie alternative al sistema allopatico, la situazione del riconoscimento dell’omeopatia non si sblocca.


Un altro fattore importante che sbarra la strada alle terapie omeopatiche e all’agopuntura, specialmente nei cavalli, è la derisione a cui sono sottoposti coloro che si rivolgono a questa medicina. I nostri tempi soffrono l’influsso del mondo digitale, la soluzione deve essere immediata non si accetta il principio per cui se ci vuole del tempo per formare una malattia, ci vuole del tempo per curarla. Si vuole tirare l’insalata per farla crescere e ,nonostante i risultati delle Medicine alternative siano eclatanti, l’accettazione del risultato avviene con estrema riluttanza perché questo significherebbe cambiare le proprie abitudini.


Agli inizi del 2015 è stato pubblicato un libro di cui sono coautrice, Con-vivere, l’allevamento del futuro.
(De Benedictis C., Pisseri F.,Venezia P., 2015. Con-vivere, l’allevamento del futuro, Arianna Editrice)

 

Mi ero occupata molto di allevamento biologico in precedenza e di benessere animale ed è nata l’esigenza di divulgare la nostra esperienza che un nuovo modello di allevamento, in alternativa agli allevamenti intensivi, è possibile. Così ho iniziato a prendere coscienza che gli ambienti dove vivono gli animali sono inseriti in un sistema agricolo in cui tante componenti interagiscono e devono essere in equilibrio tra loro. Sono dunque andata oltre la visione ancora riduzionista del biologico, dove ci sono aziende agricole senza animali, o allevamenti senza terra e pascoli, dove comunque ci sono falle e disequilibri, per approdare all’Agroecologia. Nel sistema agroecologico gli animali, l’ambiente e l’intervento umano sono in equilibrio e nel rispetto di queste dinamiche, l’Omeopatia si inserisce a pieno titolo come medicina sistemica, non inquinante, che ristabilisce l’ordine interno ed esterno di un animale, di facile somministrazione e di basso costo.


Dunque penso che, in particolare l’Omeopatia, rispetto agli altri metodi più individuali, come agopuntura e osteopatia, sia la medicina che permette di curare grandi numeri di animali e che stimola l’osservazione e la riflessione sui metodi utilizzati per allevare, ma che anche può essere anche una medicina individuale capace di affrontare grandi sfide sulle patologie croniche degli animali con cui conviviamo.


Da due anni frequento anche un laboratorio di ecologia della salute ad indirizzo sistemico, dove in modo interdisciplinare, si affrontano i temi legati alla salute non dal punto di vista medico, ma come la salute possa essere influenzata da fattori sociali politici, ambientali, mediatici e alimentari, ecc ecc . La malattia non è più un fatto isolato, relegato a virus, batteri o ereditarietà, ma è la risultante di un insieme di concause su cui riflettere.


Da qui nasce l’esigenza anche di proporre modelli di salute o che generano salute.


E anche per i nostri animali è così, una vita senza rispettare la loro etologia, con cibo artificiale, ambienti non idonei, scarse relazioni sociali, solitudine o sovraffollamento, ipermedicalizzazione, abbandoni, canili e gattili, vita in box, acquisto di animali provenienti dall’estero o da allevamenti improvvisati, proprietari che vedono la salute solo come assenza di malattia ma non riescono a comprendere quali sono le vere esigenze del loro animale, sono fattori che portano a instaurarsi di patologie.


Il mio lavoro è di cercare di integrare, con l’esperienza che ho accumulato in questi anni, tutti questi elementi e proporre modelli di salute per i nostri animali e di riflesso anche per chi se ne prende cura.


Se siete giunti alla fine di questo scritto, avete un’idea di come, per arrivare a un risultato, bisogna togliere gli ostacoli che impediscono alla salute di manifestarsi e di durare a lungo. E di come percorsi alternativi sono ricchi di scelte e soluzioni che vanno nella direzione della salute. A volte ci vuole tempo, perché un percorso di salute va costruito.


Questo è il caso dell’applicazione dell’omeopatia, dell’agopuntura e dell’osteopatia alle malattie croniche, quelle per cui vi rivolgete a me.


Ci vuole del tempo, ma i benefici arrivano.


Buona vita a voi e ai vostri animali!


 

Carla De Benedictis cura animali domestici